Negli ultimi anni l’evoluzione delle chatbot le ha portate a una rilevante sofisticazione e ad acquisire competenze cognitive tali da facilitare il dialogo con l’utente. La particolare “sensibilità” e attenzione, quasi empatica, raggiunta ha portato a un loro prosperare come assistenti digitali personali. Vari sono i casi di chatbot sviluppate per aiutare i pazienti, i sistemi sanitari, quali assistenti e alleati dei malati per riconoscere un problema di salute, ma anche per seguire una cura, velocizzare il dialogo e confronto con medici, farmacisti e altri specialisti. Diversi gli esempi di applicazione (da ambito oncologico, a pediatrico, a psicologico) qui riportati; varie le declinazioni, tanto da far pensare possa essere molto prossimo lo sviluppo di questi algoritmi intelligenti quali fonte di primo contatto tra pazienti e sistema sanitario. Il tipo di relazione che si viene a creare tra utente/paziente e gli algoritmi intelligenti portano a supporre che – grazie alla loro capacità di registrare i dati e controllare i parametri, nonché essere per i pazienti il mezzo per condividere le proprie valutazioni personali e “partecipate” con i referenti del sistema sanitario – la salute digitale sarà in grado di declinare appieno le famose 4 P (preventiva, predittiva, personalizzata e appunto partecipativa) della medicina di precisione.

Autore: Prof. Luca Pani, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia (pagina personale)

Vorrei presentarvi Molly, Ginger, Replika e molte altre applicazioni di chatbot progettate con lo scopo preciso di migliorare la nostra vita e in particolare la nostra salute. Sono tutte inserite in un movimento tecnologico più vasto che cresce in modo tanto dirompente ed esponenziale che si fatica a seguire, al fine di restare aggiornati, e che appartiene a quella branca dell’Intelligenza Artificiale (AI) degli algoritmi parlanti. 

Chi di voi possiede Alexa di Amazon o Duplex di Google avrà notato che negli ultimi 18 mesi circa hanno avuto un’accelerazione impressionante nelle loro capacità “cognitive” (almeno di quelle apparenti) e che ora riescono a dialogare con maggiore facilità, molto più di quanto non riuscissero a fare meno di due anni fa. Non solo. Alcune di queste chatbot si stanno già avventurando in territori che, secondo i puristi dell’AI, non si sarebbero dovuti neppure intravedere per almeno altri 5 forse 10 anni: quelli dell’empatia e dell’abilità di percepire e, quindi, di esprimere sentimenti. 

Non ci credete? Provate a farvi una chiacchierata con Replika, il vostro amico di AI cui potete dire tutto, ma proprio tutto, sulla vostra vita, oppure conversate con Woebot (www.woebot.io), un piccolo assistente algoritmico che promette di migliorarvi il tono dell’umore tramite un dialogo empatico e la capacità, inesistente ormai purtroppo per molti esseri umani, di ascoltarvi in silenzio. 

Non siete soddisfatti e volete parlare all’istante con un coach psicologico in carne e ossa? Usate Ginger!

Abbiamo già visto prosperare un numero significativo di assistenti personali digitali che possano guidare qualunque individuo attraverso i meandri, spesso impegnativi e stressanti di una situazione di malattia, da cosa fare o non fare in caso di febbre alta in un bambino di due anni, o su come praticare la rianimazione cardio-polmonare in assenza di medici o sanitari. Alcune chatbot, per esempio, ricordano ai pazienti, anche in modo conversazionale o con messaggi di testo, quando andare a fare un esame di follow-up o prendere le medicine e in che modo (con o senza cibo, la mattina o la sera) oppure segnalano al medico o al farmacista che la confezione mensile o trimestrale sta per finire e supportano la continuità terapeutica e l’adesione ai regimi prescritti. 

L’idea che va diffondendosi è che questi algoritmi intelligenti possano diventare in un futuro molto prossimo il punto di contatto primario e, comunque, iniziale tra pazienti e il sistema sanitario declinato solo successivamente, e nei casi non urgenti, nei diversi professionisti quali medici, farmacisti, infermieri specializzati e altre figure che saranno sempre più necessarie.

Tecnicamente e anche fisicamente gli algoritmi intelligenti hanno una caratteristica che gli esseri umani non hanno ancora: sono immortali; tuttavia, la loro vetustà è determinata dall’evoluzione inesorabile delle tecnologie che li costituiscono per cui non è infrequente osservare come, anche dopo pochi mesi, una nuova versione soppianti quella precedente e le stringhe di codice vengano completamente riscritte per rispondere a nuove esigenze di salute e migliorare le funzioni del software.

L’insegnamento da trarre è che non ci si può cristallizzare su una sola applicazione, ma bisogna sempre confrontarla con altre simili che sono tutte in costante competizione tra loro. È per questo motivo che sono scomparse dal radar, e quindi virtualmente “passate a miglior vita”, chatbot famosissime sino a qualche anno fa come Izzy, Eva o Cognitoys. Non abbiamo, tuttavia, neppure il tempo di preoccuparci, o tantomeno motivo di dubitare, del fatto che il futuro di queste tecnologie si identificherà, e in parte sostituirà, con quello della Medicina e della Biologia, per come le abbiamo conosciute e studiate sinora. 

Se non si fosse convinti, o si nutrissero delle perplessità su un simile scenario, basterebbe volgere lo sguardo per un attimo agli investimenti in chatbot dedicate alla salute umana: solo 14 di esse hanno superato gli 800 milioni totali di dollari di capitalizzazione negli ultimi 12 mesi [cfr. è il 2019]. Sono cifre ragguardevoli e assolutamente impensabili sino a pochi anni fa. Vale la pena di passarne in rassegna un po’ per farsi un’idea precisa del perché abbiano attratto tante risorse in così poco tempo. 

Una chatbot da tenere d’occhio è OneRemission, i cui sviluppatori sono basati a New York e ha l’obiettivo ambizioso di rendere meno difficile la vita dei pazienti oncologici nella quotidiana battaglia contro il tumore tramite una lista sempre aggiornata, redatta da medici ed esperti di medicine integrative, di diete, esercizi e pratiche per aumentare la sopravvivenza. L’App, per esempio, fornisce informazioni in tempo reale su comportamenti che aumentano o riducono il rischio di una recidiva e dati sui cibi da preferire o da evitare, senza dover ricorrere necessariamente a un appuntamento con l’oncologo. Se pur, tuttavia, il paziente sentisse l’esigenza di parlare immediatamente con uno specialista, la chatbot è in grado di facilitare questo collegamento all’istante, 24 ore su 24, 7 giorni alla settimana (vedi KeenEthics).

Un’altra chatbot interessante è Youper, la cui Intelligenza Artificiale – come quelle di molte altre di queste tecnologie -, utilizzando i risultati scientifici più avanzati e sviluppatori affiancati da esperti di fama mondiale, è in grado di monitorare e migliorare la “salute emozionale” dell’utente attraverso delle conversazioni personalizzate che usano elaborate tecniche di psicologia clinica. Per migliorare ulteriormente il tono dell’umore questa App prevede delle sessioni di meditazione guidata e la capacità di seguire durante il giorno l’andamento dell’umore. Tanto più usate Youper tanto meglio gli algoritmi imparano chi siete e personalizzano le loro risposte per trovare i consigli più adatti all’utilizzatore.

Un’idea, se volete banalissima, ma che sta riscuotendo un grande successo, è quella alla base di Safedrugbot, avuta da un medico a cui veniva chiesto dalle puerpere che allattavano al seno quali fossero i farmaci o in genere i cibi sicuri da ingerire. In poco tempo dei programmatori, in risposta a questa sua precisa richiesta, hanno codificato tutte le informazioni necessarie contenute in centinaia di articoli e costantemente aggiornati compresi l’uso di vitamine, integratori e medicine allopatiche o alternative (www.safeinbreastfeeding.com). 

Babylon Health – meriterebbe probabilmente un capitolo a parte, non solo perché è una azienda inglese veterana e apripista nel campo della telemedicina – essendo stata fondata nel 2013 (attualmente è valutata oltre 2 miliardi di dollari) -, ma perché è stata tra le prime ad applicare una sorta di “modello Netflix” alla medicina. In cambio di un abbonamento annuale offre consultazioni mediche basate su algoritmi proprietari di Intelligenza Artificiale che, rivedendo la storia clinica del paziente e i risultati degli esami e accertamenti, formula una diagnosi di probabilità che utilizza la più aggiornata conoscenza medica rispetto ai database esistenti con centinaia di migliaia di casi simili. 

La chatbot usa il riconoscimento vocale e offre la più opportuna strategia di azione terapeutica, ovvero quella che ha statisticamente le maggiori probabilità di successo. Qualora non bastasse, o in casi urgenti, anche in questo caso, è prevista la possibilità di accedere immediatamente a una consulenza dal vivo, on-line, con un medico di medicina generale oppure, sotto prescrizione di quest’ultimo, di uno specialista di cui il paziente ha bisogno in quel momento. Che questa App funzioni e che valga una menzione d’onore da parte nostra è ampiamente dimostrato dal fatto che il servizio sanitario nazionale inglese ha iniziato a usarla per fornire consigli medici ai suoi assistiti dapprima con una sperimentazione nel 2017 e ormai, dopo circa 700.000 visite digitali, si stia diffondendo a tutto il Regno Unito. Tuttavia, se il vostro sintomo di ingresso (quello, in altri termini, che vi dà più fastidio) non è ancora nei database di Babylon Health è difficile arrivare a una diagnosi accurata.

Tra le soluzioni innovative di Telemedicina va ricordata Florence , una chatbot che prende il suo nome in onore di Florence Nightingale, la fondatrice delle scienze infermieristiche moderne; sostanzialmente, è un’infermiera personale collegata, tra gli altri, a Facebook Messenger, o Skype, ed è capace di ricordare ai pazienti quando prendere i farmaci. Basta programmarla, molto facilmente, scrivendo o dettando il nome dei farmaci (stando attenti che sia tutto corretto), le volte al giorno in cui devono essere presi – precisando anche che ora – e Florence si occuperà di ricordarvelo. Non basterebbe però questo a renderla interessante, almeno non per noi di “FarmaMagazine”, se non fosse anche dotata della capacità di registrare e tenere sotto controllo una serie di funzioni vitali come, a titolo d’esempio, il peso corporeo, l’attività fisica, l’umore, il periodo mestruale, tramite collegamenti con altri sensori intelligenti e altre App dedicate. Anche in questo caso la chatbot è in grado di trovarvi la farmacia o il presidio sanitario più vicino.

In questa carrellata sulle App e le chatbot dedicate al miglioramento della salute umana non poteva mancare un’altra menzione speciale che – dopo quella dedicata qualche numero fa a Babylon Health – va obbligatoriamente riservata a Your.Md premiata nel 2017 con il prestigioso premio Unesco/Netexplo riservato solo a quelle innovazioni che “migliorano la società in cui viviamo”. Certamente il fatto che la piattaforma sia gratuita e che offra in modo aperto e intuitivo una serie di azioni operative basate su sorgenti di letteratura tecnico-scientifica molto accurate e rigorose, consente all’utente interessato di poter riprendere controllo della propria salute. In breve Your.Md. è un potentissimo algoritmo di valutazione dei sintomi che funziona su tutti gli smartphone, sia Android che IOS, e su diverse applicazioni secondarie. In aggiunta è una sorgente ideale on-line di presidi sanitari, indipendentemente da dove vi troviate nel mondo, dai medici, alle farmacie, ai laboratori diagnostici ai centri di supporto psicologico. Se si volesse trovare una pecca, forse, Your.Md. abbonda in possibilità diagnostiche includendo quelle più rare, il che può gettare alcuni utenti ansiosi nello sconforto. 

Se si paragona Your.Md. con un’altra chatbot dedicata alla salute umana che può contare su un gruppo di utenti numericamente di tutto rispetto (oltre 1,5 milioni) non possiamo non ricordare Ada Health, che ha probabilmente il sistema di intelligenza artificiale per formulare un’ipotesi diagnostica – dati una serie di sintomi – tra i più potenti al momento disponibili per uso semi-professionale. Una funzione interessante che probabilmente meriterebbe più attenzione di quanto al momento sembri ricevere è quella per cui i pazienti possono condividere la loro valutazione personale e “partecipata” dei sintomi e segni di cui soffrono con il proprio medico. Questo aspetto, che di fatto sancisce la fine del rapporto paternalistico tra medici (ma di fatto tra tutti gli operatori sanitari) e pazienti, è quello che meglio rappresenta le vere motivazioni per cui solo la salute digitale sarà in grado di declinare appieno le famose 4 P (preventiva, predittiva, personalizzata e appunto partecipativa) della medicina di precisione. Non stupisce quindi che Ada Health stia conducendo delle sperimentazioni con Amazon Alexa per consentire anche a quel sistema di intelligenza artificiale di dialogare per informare il paziente su possibili evoluzioni dei sintomi di cui soffre in quel momento.

Giunti alla fine di questa serie di brevi editoriali vorrei ora presentarvi, come promesso, Molly una chatbot che è una vera e propria assistente medicale virtuale capace di rispondere per testo o per voce ai comandi e alle richieste dell’utente. Molly fa qualcosa di diverso rispetto alle App di cui ci siano occupati fino ad ora; è in grado di valutare i sintomi del paziente usando immagini o video. L’azienda che ha progettato l’algoritmo primario che alimenta l’intelligenza artificiali di Molly si chiama Sensely (www.sensely.com) perché la sua modalità di fare diagnosi suggerisce effettivamente il fatto che si tratti di un programma “senziente”. 

Una volta arrivata alla più probabile ipotesi diagnostica Molly usa il sistema cromatico dei triage in vigore in tutti i moderni dipartimenti di emergenza e servizi di Pronto Soccorso. In questo modo il paziente, anche senza dover leggere o capire nulla del ragionamento diagnostico della chatbot, comprende immediatamente se può cavarsela da solo o deve cercare aiuto professionale. In questo caso, come sempre, Molly indica dove potersi recare nelle immediate vicinanze del segnale GPS del telefonino.

Per comprendere sino in fondo l’impatto di queste tecnologie e delle reali implicazioni sul futuro della Medicina, in qualunque disciplina, basta annotare come nessuna istituzione, prestigiosa o meno, si sia sottratta a fornire il proprio contributo. Il team del laboratorio per l’innovazione di Harvard non ha fatto eccezione. 

Buoy Health è stato sviluppato da un gruppo di medici e sviluppatori di questa Università allenando un algoritmo di intelligenza artificiale a imparare i dati clinici da circa 18.000 lavori scientifici che descrivevano un totale di 5 milioni di pazienti affetti da 1.700 patologie differenti. Potete andare on line e descrivere la vostra condizione medica per poi assistere, magari con una certa sorpresa, alla dettagliata anamnesi e alle domande precise che la chatbot formulerà per capire meglio la vostra condizione. 

Numeri simili sono quelli riportati da Infermedica per alimentare la potenza di calcolo della sua chatbot chiamata Symptomate – che nel solo 2017 ha condotto 3 milioni di visite mediche digitali con altrettanti pazienti, aumentando non solo il suo valore e patrimonio di conoscenze e competenze, ma anche raddoppiando l’anno successivo il fatturato a dimostrazione – se ce ne fosse ancora bisogno – del valore tangibile di simili tecnologie. 

GYANT – è una chatbot di salute digitale che copre un’altra esigenza, molto sentita anche da medici e farmacisti. Funziona come interfaccia tra il paziente e il medico, una volta che i sintomi sono stati caricati dal paziente nella app, gli algoritmi di intelligenza artificiale formulano un’ipotesi diagnostica e la spediscono al medico che in tempo reale può confermarla, chiedere accertamenti o meno, parlare con il paziente o convocarlo per una visita e quindi, vedendolo o meno a seconda della decisione presa, può spedire la ricetta elettronica alla farmacia più vicina al paziente o a quella di sua scelta. Un vantaggio non trascurabile di GYANT – che è invece assente per il momento nella maggior parte delle chatbot che abbiamo descritto – è che gli utenti possono parlare o scrivere non solo in Inglese, ma anche in Spagnolo, Portoghese o Tedesco. Lo scorso anno questa App ha ricevuto ed elaborato informazioni mediche da oltre 785.000 pazienti in America Latina per uno screening sulla condizione di pre-diabete, per poi indirizzarli verso le farmacie locali per i test rapidi della glicemia. Questo tipo di iniziative simili al nostro DIA-day, svolto in Italia negli ultimi due anni con grande successo, potrebbero ulteriormente qualificare e omogeneizzare in tutto il territorio italiano, e per il Servizio Sanitario Nazionale, il concetto e il significato più importante della Farmacia dei Servizi. 

Per approfondire per tutti gli editoriali: The Medical Futurist

Chatbot per la Salute, algoritmi intelligenti per lo sviluppo della salute digitale