Il medico 4.0 è il "prodotto" di una nuova fase dell'evoluzione dell'assistenza sanitaria, oggetto di trasformazione grazie alle nuove tecnologie. Il Sistema Sanitario è in una fase acuta di digitalizzazione, che comporta inevitabilmente la necessità per gli operatori sanitari di adeguarsi. Nasce così il concetto di "Medico 4.0", dedicato alla cura e diagnosi, ma anche alla predizione grazie al supporto delle tecnologie digitali. Cambia inevitabilmente il rapporto medico-paziente, che diventa soggetto attivo del proprio percorso di cura. 

Autore: Dott.ssa Alessandra Aita (pagina personale)

Il termine Medicina 4.0 è sempre più utilizzato nella letteratura scientifica e rinvia all’idea di una quarta stagione della Medicina che si basa sul ruolo prioritario dell’informazione. Rappresenta l’integrazione di ICT (Information and Communication Technology), elettronica e tecnologia delle microstrutture per nuove forme di terapia (es. la chemioterapia personalizzata e la telemedicina terapeutica). La Medicina 4.0 ha effetti profondi sulla ricerca medica, sulla pratica assistenziale e sulla cultura della Medicina e AI ne è oggi l’elemento emblematico. L’uso dei big data e di AI, infatti, cambia i modelli di ricerca, non più ipotetico-deduttivi basati su nessi causa-effetto e interpretazioni unificanti, ma su correlazioni tra dati, tassonomie (es. la classificazione dei tumori non per istotipi ma per caratteristiche omiche comuni), i principi della complessità della Biologia e della Medicina.

L’evoluzione della medicina è rappresentata dalle seguenti fasi precedenti a quella attuale:

  • Medicina tradizionale, che si è basata per centinaia d’anni sulle competenze dei medici e sui loro sensi, e su un numero limitato di farmaci;
  • Medicina 2.0 è la medicina del Novecento, legata alle prime innovazioni tecnologiche quali i raggi X e gli antibiotici;
  • Medicina 3.0 è caratterizzata dalla miniaturizzazione (microsistemi) e dall’elettronica (chirurgia computer-assistita, riconoscimento d’immagini, robotica), correlata all’utilizzo di interfaccia interattiva dell’utilizzatore, e la personalizzazione di dati e informazione.

La Medicina 4.0 rappresenta, nella scienza e nella pratica medica, la Quarta Rivoluzione Industriale (dopo il vapore, elettricità, informatica, si è giunti alle multi-tecnologie) che è caratterizzata dalla fusione di tecnologie fisiche, digitali e biologiche. Questa fusione di tecnologie diverse è l’elemento essenziale, insieme all’intelligenza artificiale, che permette di sviluppare capacità cognitive, caratterizzate dall’integrazione di informazioni, contesto, influenze e intuizioni, attraverso l’analisi del linguaggio naturale e l’uso di computer. L’intelligenza artificiale viene utilizzata nella gestione veloce e sicura dei big data e di funzioni algoritmiche particolarmente complesse, ma anche in maniera più emergente nella biologia e nella medicina contemporanea. In questo contesto è cresciuta in modo rilevante la propensione a inserire tali nuove tecnologie produttive per migliorare le condizioni di lavoro, creare nuovi modelli di business, aumentare la produttività e migliorare la qualità di prodotti e servizi. Nell’ambito del settore della Salute– soprattutto dopo la diffusione della recente pandemia COVID-19 – sta avvenendo un cambio delle strategie a livello nazionale, volto alla ottimizzazione dei servizi e uno sviluppo sostenibile del sistema, in ottica di supportare anche l’operato dei medici e del personale sanitario, per un efficientamento del servizio e la riduzione di sprechi.

LA DIGITALIZZAZIONE DEL SISTEMA SANITARIO

La tecnologia digitale rappresenta un importante spinta al miglioramento dei settori economici e ha comportato l’adozione di sistemi volti a migliorare e accrescere l’efficienza delle attività. Nel contesto sanitario l’introduzione dell’imaging, ad esempio, ha contribuito in modo impattante in ambito diagnostico e chirurgico, favorendo l’operato dei medici e dei ricercatori. In epoca più recente, l’adesione dell’Intelligenza Artificiale – una delle più avanzate tecnologie – ha contribuito all’evoluzione in vari ambiti sanitari agendo in modo favorevole all’efficientamento della gestione dei servizi e dell’organizzazione del sistema. Questo sviluppo, legato all’evoluzione del SSN, è parte delle azioni volte alla concretizzazione della rivoluzione sanitaria, che mira all’adozione in medicina delle 4P – per renderla preventiva, predittiva, personalizzata, partecipativa -. Infatti, nel cambio della visione del concetto di Servizio Sanitario rivolto alla “cura della malattia” si vuole trasformare l’approccio, in visione olistica, al mantenimento di uno stato di salute dell’individuo.

La digitalizzazione ha permesso di adottare sistemi di gestione (sia a livello amministrativo, sia dei dati dei pazienti e utenti) che hanno semplificato le attività degli operatori. Ma con la diffusione della pandemia COVID-19 sono emersi a più livelli le contraddizioni e la fallacia dei sistemi adottati, che non hanno permesso una fluida circolazione dei dati. La digitalizzazione del sistema sanitario nazionale è in atto da diversi decenni, ha contribuito l’adozione di sistemi di gestione utili a ottimizzare il lavoro delle strutture sanitarie, sia a livello amministrativo, sia per i dati dei pazienti. Sono state sviluppate reti istituzionali aggregatori di dati (come FSE, Taccuino dell’assistito, Dossier Sanitario, Cartella Clinica elettronica, Sistemi CUP 4.0), che però non hanno trovato uguale applicazione sul territorio, che, però, spesso non dialogano ancora tra loro in modo corretto, tanto da favorire l’efficientamento dell’organizzazione e gestione del sistema sanitario.

Dal quadro emerso è nata la necessità di intervenire in modo più sistematico per lo sviluppo di sistemi più organizzati ed efficienti che, favorendosi dei numerosi dati in produzione, possono portare all’adozione di un sistema migliore sia nella cura, sia volto a evitare la diffusione di malattie prevedibili. In questo contesto il servizio sanitario, sia pubblico, sia privato, ha dotato il personale di apparecchiature e sistemi digitali per migliorare l’operato e renderlo più efficiente e accurato rispetto alle persone che ne usufruiscono.

IL PASSAGGIO AD UN NUOVO “MODELLO” DI MEDICO

Nel passato, recarsi dal medico significava parlare con una persona esperta, e negoziare una testimonianza del malessere per giungere all’identificazione del problema e alla sua soluzione. La medicina, all’origine, era una pratica non scientifica, detentrice di grandi intuizioni e produttrice di rimedi (spesso, ma non sempre) efficaci. Il passaggio ad una scienza è avvenuto con l’introduzione di strumenti e tecnologie che hanno permesso di migliorare il sapere, facendo perdere il valore alla testimonianza del paziente, a favore di informazioni quantitative e misurabili dagli strumenti stessi. Il rapporto medico-paziente si è inevitabilmente modificato.

Nella normale prassi il medico svolge un’attività sostanzialmente prescrittiva, per mantenere la salute della persona e conservarla in vita. Nell’ottica della medicina predittiva, invece, il medico non ha di fronte un malato, o una malata, ma un soggetto sano che potrebbe aver ereditato una patologia genetica dal genitore, o che l’ha già manifestata (ad esempio, il medico potrebbe valutare l’opportunità di far svolgere un test predittivo capace di svelare una condizione patologica prevedibile e, quindi, ancora curabile). Si è pertanto passati da un approccio “disease centred”, finalizzato a debellare la malattia, a uno “patient centered”, dove il paziente diventa soggetto attivo del proprio percorso di cura. In questa prospettiva, la relazione medico-paziente diventa centrale, dove la collaborazione avviene in modo paritario, e l’approccio bio-psico-sociale integra e coinvolge il paziente nella sua interezza con l’obiettivo di personalizzare le cure.

Nell’epoca della digitalizzazione, il nuovo “paziente digitale” consulta i tanti “dottori” disponibili attraverso Google, Smartphone, APPS e forum di discussione. Entra quindi in crisi la classica relazione medico-paziente in quanto il paziente è oggi un “esigente” individualizzato e perfettamente cosciente dei suoi “diritti” e restio alla “negoziazione” di un patto terapeutico. Tra questi rientra altresì il paziente appartenente a generazioni più anziane, che ha scarsa fiducia nelle nuove tecnologie, che spesso non le capisce, e quindi è restio ad adeguarsi all’evoluzione. Diversamente, si inserisce nel sistema di cure anche il “nativo digitale” che ha imparato a passare immediatamente da un’informazione all’altra, ottenendo ciò che vuole, quando vuole, e per il tempo che desidera; pertanto, organizza le informazioni in modo più complesso, senza avere necessità che un soggetto terzo possa decidere al suo posto sulla direzione che deve prendere il suo ragionamento.

Nel caso della Medicina 4.0, le prospettive di cambiamento per medici e pazienti sono rivoluzionarie, sia in termini di “personalizzazione” dell’assistenza legata all’uso di “app” e di altri strumenti digitali che di precisione diagnostico-terapeutica. Il Medico 4.0 diventa quindi un «mediatore competente» tra la tecnologia e la persona, con la sua sofferenza tutta umana e la sua domanda di cure per rispondere a bisogni sempre più diversificati e complessi. Lo stesso dovrà padroneggiare la tecnologia per saper scegliere quella con il miglior rapporto costi-benefici, oltre ad essere in grado di partecipare attivamente al processo di costruzione delle innovazioni.

GLI STRUMENTI A DISPOSIZIONE DEL MEDICO 4.0

Nel 2012 venivano definite le prime linee di indirizzo nazionale sulla telemedicina (poi aggiornate nel 2020) definendola “una modalità di erogazione dei servizi di assistenza sanitaria, tramite il ricorso a tecnologie innovative, in situazioni in cui il medico ed il paziente si trovino in luoghi differenti”. Questa modalità nasce dall’opportunità di poter assistere il paziente a distanza fisica, mediante colloqui anche con altri specialisti, e monitorandolo in modo da definire un percorso di cura. L’assistenza da remoto rappresenta una modalità attraverso cui sostenere il processo di potenziamento dell’assistenza territoriale e domiciliare riducendo il ricorso all’ospedalizzazione. Su tali propositi si inserisce il PNRR che prevede un investimento specifico (Misura 6, Componente 1 – reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale) per: (i) contribuire a ridurre gli attuali divari geografici e territoriali in termini sanitari grazie all’armonizzazione degli standard di cura garantiti dalla tecnologia; (ii) garantire una migliore “esperienza di cura” per gli assistiti; (iii) migliorare i livelli di efficienza dei sistemi sanitari regionali tramite la promozione dell’assistenza domiciliare e di protocolli di monitoraggio da remoto.

Le applicazioni mobili mediche (m-Health) rappresentano uno degli asset dello sviluppo futuro dell’assistenza sanitaria, mediante applicazioni su dispositivi mobili sviluppate appositamente per il settore sanitario ovvero commercializzate per la salute in generale. Con m-Health si indicano generalmente l’insieme delle tecnologie mobili o wireless (smartphone, tablet, wearable) applicate in ambito medico-sanitario. Questa rivoluzione riflette il fenomeno della società attuale: le informazioni si trasmettono a chiunque, si ricevono, si conservano ovunque, in qualsiasi momento, con qualsiasi dispositivo. Ne consegue un maggior coinvolgimento del soggetto/utente che con l’uso dei dispositivi mobili o di sensori per la raccolta di dati clinici diventa sempre più protagonista della propria salute. L’utente diventa quindi un “prosumer”, produttore-consumatore di informazioni.

Il dibattito scientifico, su input del Comitato di Bioetica, si concentra sulla necessità di garantire sicurezza ed efficacia delle APP, riconosciute quali dispositivi medici (ai sensi del Regolamento europeo del 5.04.2017 n. 745, e del D.lgs 5.08.2022 n. 137) e quindi validati scientificamente (da distinguere da APP generiche offerte sul mercato prive di certificazione), nelle garanzie della raccolta dati ai sensi del GDPR. La partecipazione attiva del soggetto alla gestione della propria salute è un fatto estremamente positivo, ma può avere implicazioni negative nella misura in cui si esprime in una autogestione, senza avvertire il bisogno del confronto con il medico/specialista. La criticità emerge quando il paziente non ha sufficienti competenze e informazioni per valutare il trattamento delle patologie, pur essendoci una vasta disponibilità di informazioni, che prima erano limitate agli specialisti. Ne consegue che l’utilizzo delle tecnologie m-Health deve essere controllato da un medico che può visitare il paziente, anche a distanza, grazie ad elementi quantitativi e qualitativi.

Per approfondimenti: Cappelletti P, Medicina 4.0. Un’introduzione, 2018;  CNB “Mobile health e applicazioni per la salute: aspetti bioetici” 2015; Pravettoni G, Il medico 4.0. Come cambia la relazione medico-paziente nell’era delle nuove tecnologie, 2019

Il Medico 4.0