Da Fitbit a Google, il dispositivo da polso e la migliore tecnologia di sensori del movimento sono stati acquistati dal colosso tech. Oltre ai milioni di dati sul fitness di cui ora disporrà Google, va considerato che i dispositivi indossabili rappresentano una delle maggiori innovazioni, anche per la prevenzione da malattie e per un controllo sugli stili di vita, che potrebbero avere un impatto anche sul sistema sanitario assistenziale, come sta già avvenendo negli USA. Non sappiamo ancora come potrà essere sfruttata questa complessa struttura, ma è certo che Google dispone ora di una tecnologia smartwatch che può funzionare sia con sistemi Apple, che Android.

Autore: Prof. Luca Pani, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia (pagina personale)

La notizia è di quelle tanto semplici quanto importanti. A gennaio 2021 Google ha ufficialmente completato l’acquisizione di Fitbit per 2,1 miliardi di dollari (1.73 miliardi di euro). Gli esperti della materia si chiedono cosa potrà, e vorrà, fare adesso il colosso tecnologico di Mountain View in California con milioni di dati di fitness che andranno a popolare le sue già gigantesche (anche se gigantesco qui è un termine riduttivo) banche dati. Non lo possiamo ancora sapere, ma possiamo ricostruire la storia sino a questo momento e cercare di capire dove stiamo andando.

Quando Fitbit ha rilasciato il suo primo dispositivo da polso, circa dieci anni fa, non poteva certo immaginare che sarebbe cresciuta tanto fino a diventare sinonimo di forma fisica e benessere. Eppure, con oltre 27 milioni di utenti attivi e quasi 90 milioni di dispositivi venduti in tutto il mondo, Fitbit è una storia di successo esemplare. Non era scontato e non è stato banale arrivare a questi livelli. Neppure Microsoft si è più avventurata nel mercato del fitness indossabile dopo che la sua Band 2 non andò secondo le previsioni, lasciando spazio ad Apple, Xiaomi, Huawei e a una manciata di aziende più piccole, come appunto Fitbit e Pebble, senza Google (e non ci sono ancora né Amazon, né Facebook, per il momento).

Probabilmente in anticipo sui tempi e grazie a uno dei migliori hardware e software a un prezzo accessibile, quando tutti si precipitavano a comprare gli Apple Watch, i più esperti compravano invece gli orologi Pebble. Quello che pochi sanno è che Pebble fu anch’essa acquisita proprio da Fitbit nel 2016. Ora Google con Fitbit, possiede sia la tecnologia dei sensori di movimento tra i migliori al mondo, che quella di smartwatch che possono funzionare con sistemi operativi Apple oppure Android.

Si tratta di un balzo in avanti straordinario rispetto alla sua Google Fit, una App proprietaria molto deludente lanciata circa cinque anni fa e pressoché sconosciuta, che molti di noi che seguiamo con passione queste tecnologie hanno provato e poi riposto rapidamente in un cassetto perché poco pratica da usare.

Invece adesso, improvvisamente, con una base di utenti così significativa coltivata da oltre un decennio, Google ha finalmente la spinta necessaria per rientrare in gara nel settore del fitness a guida digitale che promette di essere una delle maggiori novità per la prevenzione delle malattie, cioè l’uso di tecnologie indossabili per tenere sotto controllo l’attività fisica e, in senso più lato, gli stili di vita. Oltretutto Fitbit è uno dei migliori prodotti in circolazione, perché è poco ingombrante, possiede una batteria che dura diversi giorni e ha delle interessanti funzioni aggiuntive, come “Coach” per guidare l’allenamento e “Relax” per fare esercizi respiratori.

L’aspetto interessante è anche un altro: quale potrebbe essere l’impatto di tutto questo per i sistemi sanitari assistenziali complessi? È concepibile un futuro in cui, in base alla nostra attività fisica e al cambiamento certificato dai sensori indossabili e di app guida, potremo modificare il rischio di ammalarci e, quindi, avere uno sconto sulla polizza assicurativa o sulle tasse che paghiamo perché saremo in grado di dimostrare che utilizziamo meno le risorse sanitarie? Negli Stati Uniti questo sta già avvenendo, ma in un sistema universale e solidaristico come il nostro sarà probabilmente necessario trovare altre modalità per integrare queste tecnologie nella Medicina di domani.

Google da polso
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