La tecnologia e la digitalizzazione contribuiscono allo sviluppo di piattaforme utili ai fini diagnostici e di cura. Il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) è in una fase evolutiva, sia per gli aspetti tecnici che per le sue finalità. Nel PNRR è previsto un corposo finanziamento per allineare le piattaforme regionali e creare un unicum nazionale, che potrà poi essere messo in rete a livello transfrontaliero, così come richiesto dalla Commissione Europea già nel 2019 con l’apposita raccomandazione relativa a un formato europeo di scambio delle cartelle cliniche elettroniche.

Autore: Dott.ssa Alessandra Aita (pagina personale)

Il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), istituito dal Parlamento nel 2012 e attivato dal 2015, è lo strumento attraverso il quale il cittadino può tracciare e consultare tutta la storia del proprio percorso sanitario, condividendolo con i professionisti del settore. Lo FSE offre una lunga serie di vantaggi per l’assistito: la sua alimentazione con tutti i documenti di tipo socio-sanitario garantisce la tracciabilità della storia clinica del cittadino in qualunque momento e in qualunque luogo si trovi, in totale sicurezza, anche in mobilità. Il medico che prende in cura il paziente può accedere ai suoi dati e ai documenti necessari per le finalità di cura, evitando che il paziente debba avere con sé tutti i documenti cartacei. Inoltre, la possibilità di avere un accesso a tutti i dati e alla documentazione clinica dell’assistito, consente di evitare il ripetersi di analisi, o altre prestazioni sanitarie, evitando in questo modo spreco di denaro e di tempo per il cittadino e il SSN.

Le varie disposizioni normative emanate dal 2012 hanno modificato la gestione dei dati e le modalità di implementazione del Fascicolo individuale. In particolare, i decreti emanati durante il periodo Covid-19 hanno semplificato le modalità di implementazione di dati e informazioni, generando un automatismo al caricamento dei dati. Queste norme – in linea con il GDPR, che prevede non sia obbligatorio chiedere il consenso preventivo al paziente per i trattamenti necessari all’erogazione delle prestazioni sanitarie – non hanno inciso sulle modalità di accesso a tali informazioni, che si basano esclusivamente sul consenso libero e informato del cittadino che permette ai professionisti sanitari di accedere o meno ai dati contenuti nel fascicolo, ai fini clinici e diagnostici. Attività diversa da quella esercitata dalle Regioni o dal Governo che, a fini statistici o di ricerca, possono accedere a tali dati e, in forma completamente anonima, possono rielaborarli per tali finalità, ai sensi del Regolamento Privacy.

L’adozione del FSE, a livello nazionale, però è stata disomogenea. Ogni regione ha attivato un proprio fascicolo sanitario, senza creare un unico repository nazionale dei dati sanitari, generando disallineamenti e difficoltà al trasferimento di dati tra gli operatori sanitari. Lo FSE non è ugualmente alimentato in tutte le regioni, limitando di molto la sua fruibilità come strumento di diagnosi, cura e prevenzione. Nonostante negli anni si siano delineati requisiti minimi di standardizzazione per servizi, contenuti e architettura, a oggi nel panorama nazionale si denotano importanti lacune e disomogeneità, in particolare in quanto contengono dati non strutturati, limitando così l’utilizzo del FSE ai fini consultivi e non analitici. Infatti, sebbene lo FSE sia formalmente attivo ovunque in Italia, l’utilizzo effettivo è ben al di sotto delle potenzialità.

Uno degli obiettivi del PNRR, entro il 2026, è di potenziare e uniformare lo strumento del FSE, in modo da implementare i servizi di sanità digitale omogenei, la uniformità di contenuti in termini di dati e codifiche, e da fornire un’assistenza sempre più personalizzata al paziente.

Lo FSE deve diventare uno strumento efficace per la diagnosi e cura, che condivida i dati clinici rilevanti tra gli operatori sanitari, che sia utile alla gestione dei pazienti cronici e si integri con le farmacie nella definizione del piano terapeutico. Secondariamente, lo FSE potrà fornire dati ai fini della ricerca in ambito medico e biomedico, mediante estrazione di dati (anonimizzati o pseudo-anonimizzati) che gli enti di ricerca potranno utilizzare per l’analisi o lo studio di patologie, e delle terapie. Si potranno poi produrre algoritmi per servizi di medicina personalizzata, per la definizione automatica di piani terapeutici, o per aumentare il potere predittivo dello stato di salute dei pazienti, e quindi dei loro percorsi di cura.

In ultimo, è bene evidenziare che la percentuale di cittadini che sta utilizzando lo FSE è ancora limitata, seppur siano stati rilevati elementi di una sua maggiore adozione nel periodo del Covid-19. Dati del 2017 indicavano un potenziale d’utenza tra 11 e 24% della popolazione della Regione Emilia-Romagna, tra le prime regioni in Italia che ha adottato lo FSE.

Le riforme del PNRR, e i relativi investimenti, possono diventare efficaci solo con una forte campagna di sensibilizzazione sulla popolazione, e mediante la facilitazione all’accesso della strumentazione informatica.

Per approfondimenti: Cos’è il Fascicolo Sanitario Elettronico; Linee guida Fascicolo Sanitario; Garante privacyAgenda digitale italiana; Amoroso et Al, Alcune considerazioni sociotecnologiche sul Fascicolo Sanitario Elettronico, con riferimento a quello della Regione Emilia-Romagna (2017); Sorrentino at Al., La conservazione dei documenti che alimentano il Fascicolo Sanitario Elettronico, 2020

L’evoluzione del Fascicolo Sanitario Elettronico